Accordions Worldwide Celebrity Intervista di Mirco Patarini, l'Italia, in lingua inglese, dicembre 2015
Celebrity Interviews

INTERVISTA DI

Mirco Patarini
Mirco Patarini

Intervistato dicembre 2015 da Lorenzo Baiocco
per gentile concessione di Pubblicato Strumenti & Musica

I due volti del musicista/imprenditore Mirco Patarini


Virtuoso fisarmonicista e imprenditore allo stesso tempo. Mirco Patarini ci racconta la sua carriera di musicista sin dai primi passi nell'infanzia, quando la fisarmonica non era ancora uno strumento diffuso nella musica classica. E poi, in età adulta, la scelta di acquistare uno dei marchi più prestigiosi di fisarmoniche ....

Mirco Patarini performing at the Teatro del CremlinoImmagine a sinistra: Mirco Patarini esecuzione al Teatro del Cremlino, Italia. Clicca sulla foto per ingrandirla.

Q. Inizi a studiare giovanissimo presso una scuola privata, per poi partecipare e vincere numerosissimi concorsi nazionali e internazionali. Uno di questi, forse, segnerà indelebilmente il tuo destino, ma ne parleremo dopo... Tanto per iniziare, perché proprio la fisarmonica?
A. Ho uno zio, Franco, che suonava da sempre la fisarmonica, da autodidatta. I miei genitori sarebbero stati contenti che io e mio fratello Moreno avessimo studiato musica, parallelamente alla scuola normale, e fu questo zio che ci presentò un giovane insegnante di fisarmonica di Spoleto, Renzo Tomassetti.

Una persona piena di entusiasmo e un grande motivatore, ed i progressi furono molto veloci per entrambi, come anche per qualche altro allievo. Ci appassionammo da subito, anche per la partecipazione a tanti concorsi che ci portavano in giro per l'Italia e ci permettevano di conoscere tanti nuovi amici e musicisti.

Q. Trovi delle analogie tra le metodologie e i repertori che hai sperimentato nel tuo processo formativo e i programmi attuali adottati dai vari docenti di conservatorio?
A. Senza dubbio molto è cambiato; alla fine degli anni '70 la fisarmonica in Italia seguiva programmi didattici che si basavano soprattutto sulla tecnica pianistica, e infatti la fisarmonica a pianoforte era molto più diffusa di quella a bottoni. Si sperimentava molto, l'uso del mantice era ancora per certi versi approssimativo, i bassi sciolti, o manuali a note singole che dir si voglia, erano già esistenti ma agli albori a livello didattico.

Si sentiva parlare di altre scuole, nel nord dell’Europa e nell’URSS, ma stiamo parlando di un tempo senza internet, senza fax, quando non si viaggiava con facilità, quando i ragazzi studiavano inglese molto superficialmente, e queste realtà sembravano lontane, quasi fiabesche…

Gli insegnanti sperimentavano, parlavano tra loro, registravano i concerti e si passavano le audio-cassette. C'erano (pochi) insegnanti che avevano una buona educazione musicale, ma non c’era quasi nessun insegnante che era in grado di suonare al livello che gli allievi raggiungevano ben presto. Sono passati tre decenni, ma sembra un'eternità.

Q. In passato, e mi riferisco a cavallo degli anni '80 - 90, sei stato anche il leader di una fisorchestra .... Che ricordi conservi di quell'esperienza?
A. Come tantissimi insegnanti privati in Italia, e anche all'estero, Renzo Tomassetti cercava di coinvolgere più allievi possibile in esperienze di musica d'insieme. Non era per niente facile a quel tempo collaborare con scuole di altri strumenti, e neppure era facile procurarsi spartiti, o addirittura preparare trascrizioni o arrangiamenti, per creare gruppi di musica da camera misti.

Non dimentichiamo anche che la fisarmonica, un po' per pregiudizio e un po' a ragione, non godeva di grande immagine presso la comunità musicale, e allora la risposta più logica era creare una fisorchestra. Da un punto di vista musicale era abbastanza chiaro anche a noi giovanissimi che il risultato era mediocre o qualche volta appena decente, i problemi dovuti all’eterogeneità degli allievi e, soprattutto, degli strumenti, portavano a suonare in qualche modo brani orchestrali o operistici famosi, comunque per la gioia delle nostre famiglie e la diffusione dello strumento nei dintorni della città.

Ci sono stati, tuttavia, casi di fisorchestre di livello molto alto, soprattutto quelle con un numero di elementi limitato. In ogni caso, la nostra 'Fisorchestra Santa Cecilia' contribuì molto a cementare i rapporti all'interno del gruppo di allievi che la costituivano, e in alcuni casi ricordo gruppi misti di diverse scuole tra Spoleto, Foligno e Terni.

Immagine a destra: Mirco Patarini seminario / laboratorio in Cina. Clicca sulla foto per ingrandirla.

Q. C'è un fisarmonicista che ha influenzato il "tuo modo di suonare"?
A. Come dicevo prima, ai tempi dei primi anni di studio la fisarmonica era in evoluzione, soprattutto, in quegli anni, a livello di tecnica strumentale. Io ricordo con grande piacere Gervasio Marcosignori e Wolmer Beltrami, che ebbi occasione di ascoltare dal vivo tantissime volte.

Se devo essere sincero, l'impressione più forte mi fu provocata da un concerto del 'Quintetto di Varsavia' a Castelfidardo. Un gruppo straordinario, non ho mai sentito più nessun gruppo di fisarmoniche suonare a quel livello. Come dicevo, però, a quei tempi si ascoltavano dischi, registrazioni, che non erano nemmeno facili da trovare. Renzo Tomassetti, nella ricerca di registrazioni e spartiti, aveva una tenacia e un talento tuttora ineguagliato.

Mi impressionavano gli LP di Lips e Semionov, anche perchè non avevo idea di come fossero fatti gli strumenti che suonavano… E adoravo un LP americano con incise le composizioni di Tito Guidotti, un musicista e compositore straordinario che oggi non suona quasi nessuno, purtroppo.

Q. Allo stato attuale, trovi ancora delle grandi divergenze con la scuola dell'est che ha inconfutabilmente dominato la scena del recente passato? Come giudichi le nuove leve di fisarmonicisti? E cosa pensi del livello nei nostri conservatori, esiste, a tuo parere, un elemento di spicco tra i tanti?
A. La scuola dell'Est? Possiamo dire tranquillamente scuola della (ex) URSS. Dire che ha dominato la scena non è proprio esatto, ci sono tanti ambienti che non sono stati molto contaminati dalla scuola russa e che hanno avuto evoluzioni ben differenti, come per esempio il nord Europa: Mogens Ellegaard in Danimarca, uno dei padri della fisarmonica "classica", ebbe sempre molti contatti e collaborazioni, tra gli altri, con Lech Pucnowski in Polonia e anche con i concertisti russi, ma il suo percorso e la sua evoluzione fu molto diversa.

In Italia tutti conosciamo il grande sforzo della Farfisa (da cui nacque poi la Berben) di creare un repertorio e dei metodi di studio, cosicché nomi come Gervasio Marcosignori, Luciano Fancelli, Felice Fugazza, diventarono molto conosciuti. Ma non possiamo dimenticare che Salvatore Di Gesualdo ebbe un percorso diverso per suo conto.

Ci vorrebbe un trattato per approfondire questa tematica. Oggi io credo che, a parte le diatribe sugli strumenti, ci siano differenze anche abbastanza marcate su questioni musicali fondamentali, soprattutto sull'esecuzione della musica pre-fisarmonica, ovvero dei periodi Barocco, Classico e Romantico. Io, comunque, credo che i conservatori italiani non abbiano, in genere, niente da invidiare a quelli di altri paesi.

Ovviamente, la qualità di ogni cattedra di fisarmonica dipende dal docente… ne abbiamo, come per tutti gli strumenti, di ottimi, buoni e così così. Io ho una particolare predilezione per Corrado Rojac, un vero studioso di musica a 360 gradi che però è anche un grande concertista. È anche vero, d'altra parte, che ci siano insegnanti magari meno votati alla cultura in sé ma che riescono a motivare gli allievi in modo magnifico, e a creare dei buoni musicisti anche da talenti normali.

Immagine a sinistra: Mirco Patarini e Alexander Selivanov esibirsi in Cina. Clicca sulla foto per ingrandirla.


Q. Sei più "contemporaneo" o "conservatore"? Mi spiego meglio… Cosa ne pensi dei moderni linguaggi musicali?

A. Anche questo è un discorso complesso. Io ritengo che, come tutta la cultura, anche la musica sia in evoluzione continua ed il linguaggio musicale cerca continuamente nuove possibilità. L'esplorazione delle possibilità foniche ed espressive della fisarmonica solleticano e colpiscono molti compositori, specialmente oggi quando molti studenti sono in grado di padroneggiarne la tecnica piuttosto bene. Seguo con grande piacere le iniziative che uniscono in progetti comuni allievi di conservatorio di fisarmonica, composizione e vari altri strumenti. Il problema è, secondo me, che in molti casi, compositori intelligenti, preparati e colti, manchino di quel magico dono che li elevi al rango di artisti, né più e né meno come succede per pittori, scultori e artisti in genere. Questi tentativi, comunque, sono sempre da apprezzare, sono a volte la gavetta di compositori che poi cresceranno a grandi livelli, oppure resteranno esperimenti e comunque contributi importanti al repertorio o alla didattica, sia dei fisarmonicisti che dei compositori.

Q. Che sistema adotti nei bassi sciolti e perché?
A. Ho suonato per diversi anni il manuale a note singole per quinte, prima a sei file e poi a otto. Poi ho suonato per circa un anno uno strumento a bottoni c-griff e note singole per terze minori c-griff. Alla fine, ho scelto di mantenere la tastiera a piano e le note singole c-griff.

In ogni caso credo che il problema del sistema sia secondario rispetto a quello musicale, si può benissimo suonare ad alto livello qualunque sistema… Corrado Rojac, che ho citato prima, ha suonato per anni la fisarmonica a pianoforte con note singole per quinte, e poi ha “traslocato” completamente a quella a bottoni sistema “russo”, sia a destra che a sinistra.

E non dimentichiamo, per esempio, Fabio Rossato, strumentista fantastico, che suona addirittura una fisarmonica a destra a bottoni e a sinistra a note singole per quinte. In ogni caso, però, non sarei sincero se dicessi che questo dei vari sistemi non sia un problema. Oggi esistono questi sistemi, grosso modo:

TASTIERA DESTRA
- a pianoforte
- a bottoni c-griff
- b-griff
- modello finlandese

BOTTONIERA SINISTRA
- bassi standard a due file di bassi e quattro di accordi (Stradella)
- tre file di bassi e tre di accordi (in due versioni differenti)
- sistema 'belga' (uguale a quello 'modenese', si tratta di un sistema quasi scomparso)

BOTTONIERA SINISTRA A BASSI SCIOLTI
- manuale a bassi sciolti: terze minori con file supplementari (vicino al mantice), con tre o quattro file, sempre c-griff;
- convertitore, c-griff
- convertitore b-griff
- sistema finlandese
- convertitore b-griff rovesciato (detto tradizionalmente "russo")
- sistema per quinte

a destra Immagine: Manifesto per il concerto italiano Consolato a Nuova Delhi, in India. Clicca sulla foto per ingrandirla.

Oltre a questo 'ginepraio' ci sono anche abbinamenti disomogenei, più spesso di quanto si creda. È chiaro che, anche se da un punto di vista musicale si può arrivare a suonare ottimamente qualunque sistema, tale varietà di configurazioni crea molti problemi didattici, per non parlare dei tempi di produzione e dei prezzi degli strumenti. La mia sensazione è che ci si stia spostando verso il sistema b-griff a destra e il sistema “russo” a sinistra.

Non sono d’accordo con chi ne fa una questione di "logicità" o di ergonomia, ogni sistema presenta condizioni favorevoli o sfavorevoli a seconda di cosa si suona. Mi limito a dire che, anche conoscendo le dinamiche del mercato, vedo una direzione sempre più marcata. Non vuol dire certo che gli altri sistemi scompariranno… provate, per esempio, ad andare in Sud America SENZA la fisarmonica a Piano...

Q. Che cosa succede nel 1984 in Svizzera? Possiamo affermare che da lì in poi è veramente cambiata la tua vita?
A. Questo discorso sui concorsi, specie internazionali, è lungo e sfaccettato. Mi riprometto da molto tempo di dedicare un lungo articolo per dire la mia; ma posso dire questo: in verità la mia vita è cambiata nel 1981, quando a Castelfidardo, a 15 anni, ho partecipato al Trofeo Mondiale CMA. Immagina un ragazzino di 15 anni mai uscito da Spoleto, che improvvisamente scopre che esistono veramente esseri viventi americani che parlano inglese, russi che parlano incomprensibile, e "cecoslovacchi", ungheresi, polacchi, spagnoli… e che tutti sono ragazzi e ragazze, che hanno anche loro degli insegnanti, e che tutti fanno musica, sorridono, mangiano e passeggiano insieme a me, con dentro la mia stessa curiosità e sorpresa.

Io mi ricordo una settimana in cui trovai una identità, un gruppo di nuovi amici con cui comunicavo a stento, ma a cui mi sentivo molto più vicino che ai miei compagni di scuola. Quando tornai a Spoleto ero diverso, avevo scoperto che il mondo era grande, e che c’era tanta gente da conoscere. Senza quell’esperienza, probabilmente, non avrei avuto la forza di superare scogli molto alti. E nel 1983, sempre per il Trofeo Mondiale CMA, mi ritrovai a 17 anni a viaggiare per il Venezuela, come anche l’anno successivo in Svizzera, dove per inciso, finalmente, tornai con il primo premio.

Il concorso in sé lo ricordo vagamente, anche se ricordo perfettamente le mie "performances" (pure gli errori…), quello che mi è rimasto nella mente e nel cuore sono le persone, i musicisti, i brani nuovi, le tecniche mai viste, le facce di concertisti o compositori leggendari.

Immagine a sinistra: Friedrich Lips, Mirco Patarini e Victor Vlasov. Clicca sulla foto per ingrandirla.

Q. Nel 1988 arriva una chiamata da parte dell’azienda Farfisa-Bontempi. Che ricordi hai di questa esperienza?
A. Dopo il diploma di scuola superiore, rimasi quasi senza musica per due anni, causa servizio militare come Sottotenente dell’esercito. Alla fine, non vedendo un futuro chiaro (non dimentichiamo che la fisarmonica non aveva un corso in conservatorio) cominciai a frequentare l’università e parallelamente insegnavo fisarmonica nella scuola del mio insegnante Renzo Tomassetti, che aveva un numero di allievi incredibile. Io suonavo una fisarmonica Bugari Armando, persona per la quale ho avuto sempre grande affetto e rispetto, che ogni tanto mi dava occasione di suonare come ospite di qualche evento, anche per via del rispetto che mi ero guadagnato presso Bio Boccosi.

A questo proposito, ricordo un particolare simpatico: io mi trovavo nel 1986 a Roma alla scuola del genio, per il corso AUC (allievi ufficiali di complemento), e tutti sanno quanto sia famigerata la rigidità di tali corsi. In particolare non esistono, per cinque mesi, licenze di alcun tipo, per nessuno. Ebbene, Bio Boccosi inviò una lettera fantastica che convinse il Generale Ottogalli, Comandante della Scuola del Genio, a darmi una settimana (!) di licenza per andare a Cagliari come giurato e ospite d’onore di un festival! Non ho mai ringraziato abbastanza Bio Boccosi per quella settimana di riposo.

In ogni caso, verso la fine del 1988 venni in contatto con la Bontempi, che aveva appena acquistato la Farfisa (1984) e la Paolo Soprani (1986). L'Ing. Paolo Bontempi, tra altre iniziative troppo lunghe da riportare, avviò una produzione di fisarmoniche, insieme a due artigiani di Castelfidardo, Leonardo e Luciano Menghini. Anni dopo mi fu raccontato che loro cercavano un musicista come "endorser", e ne provarono molti prima di arrivare a me. In ogni caso, dopo qualche mese "in prova", mi fu proposto un contratto speciale: fui assunto come dipendente, con regolare stipendio, ma con licenza di continuare i miei studi nel modo che più mi paresse opportuno.

In realtà fui rapidamente molto coinvolto nei progetti di tutto il gruppo, compreso il dipartimento delle tastiere elettroniche e dei giocattoli, fino a diventare il responsabile musicale di tutto il gruppo, un’azienda che a quei tempi contava circa mille dipendenti e varie filiali sparse per il mondo. Mi trovavo a svolgere attività estremamente differenti e a viaggiare di continuo per tutto il mondo. Ovviamente la mia formazione non poteva non risentirne. Per esempio, la Farfisa aveva un centro di ricerche scientifiche in un bellissimo parco a Paliano (FR), ed io ci andavo spesso.

Si studiavano nuovi microprocessori per la generazione dei suoni elettronici, che poi venivano utilizzati nei laboratori della Farfisa per progettare strumenti musicali, quali tastiere e sintetizzatori. Gli approfondimenti e le esperienze di quegli anni, mi hanno dato delle conoscenze per quanto riguarda il suono e i suoi comportamenti ben al di là del livello che si studia nei conservatori… per esempio, la teoria dei suoni armonici come si presenta agli allievi ancora oggi è molto superficiale, non sarebbe male dare una bella ripulita.

Andrea Bocelli viene presentato il prestigioso Premio Paolo Soprani di Mirco Patarini (a sinistra) con il Sindaco di Castelfidardo Mirco Soprani (al centro) e finisce Castelfidardo Festival Direttore Artistico Mario Stefano Pietrodarchi (a destra). Clicca sulla foto per ingrandirla.

Q. Successivamente decidi di fare le cose in grande e acquisti i marchi Paolo Soprani e Scandalli: musicista e imprenditore allo stesso tempo.
A. Quello che successe fu che il gruppo Bontempi-Farfisa era molto orientato alla distribuzione di massa, soprattutto nel settore dei giocattoli musicali. La mentalità dei funzionari a tutti i livelli non poteva combaciare con il mondo della fisarmonica, con la sua impossibile industrializzazione, con i suoi metodi di produzione artigianale, con i suoi canali di commercializzazione completamente diversi.

Dopo pochi anni di tentativi, il management decise di dismettere il settore della fisarmonica, ed io, anche per via del rapporto personale che avevo ormai con Bontempi, riuscii praticamente ad acquisire il ramo d’azienda, formando una società con Leonardo e Luciano Menghini. La storia, in realtà, si è trascinata per molti anni, ma il risultato è che oggi, da molti anni, come dici tu sono musicista e imprenditore. Cosa assolutamente NON conciliabile al 100%, e infatti io non ritengo di fare veramente bene nessuna delle due cose.

Q. C'è una particolarità, un elemento più di altri, che può in fase di costruzione dare un valore aggiunto allo strumento? In poche parole, cos'è che fa veramente la differenza su una fisarmonica da concerto: le voci, la cassa armonica, l'accordatura…?
A. Anche questo è veramente un discorso lungo e complicato. Quello che è certo è che la fisarmonica di qualità è uno strumento artigianale, perciò la qualità deriva dalla qualità degli artigiani. Quello che, rispetto ad altri strumenti, complica la situazione, è che la fisarmonica ha una incredibile varietà di parti, completamente diverse. Non ho mai conosciuto nessun artigiano capace di fare una fisarmonica completa da solo.

Il problema è che per fare un ottimo strumento, tutte le parti devono essere ottime. Una tastiera che non funziona bene pregiudica anche il suono, voci magari ottime ma montate o accordate (o impostate) in modo approssimativo suonano peggio di voci economiche ma maneggiate da un accordatore capace. Io, comunque, a chi mi chiede quali sono gli strumenti migliori, consiglio sempre: provane il più possibile, e poi scegli secondo il tuo gusto.

Q. Le fisarmoniche Scandalli vengono costruite interamente nella vostra azienda, giusto?
A. La Scandalli Accordions ha un reparto produttivo che fabbrica le parti in legno, fa l'impellicciatura, meccaniche, tastiere; compriamo voci finite o semilavorate, compriamo dettagli che però a volte produciamo (tipo per esempio le valvole della tastiera o della meccanica)… in generale, a parte i mantici che compriamo sempre e comunque da fornitori specializzati, abbiamo una struttura che, quando è satura, può acquistare più lavorazioni esternamente; ma cerchiamo sempre di fare il più possibile all’interno.

Q. Quali sono i mercati a voi più congeniali?
A. Noi vendiamo un po' in tutto il mondo, come fanno anche i nostri principali concorrenti. Quello che a volte si fa finta di dimenticare è che NON esistono "grandi" aziende che producono fisarmoniche come quelle degli anni 50-60-70. Siamo tutte piccole imprese e di conseguenza è praticamente impossibile per ciascuna operare in tutti i mercati del mondo. Così succede che noi siamo più introdotti in un paese e i vari concorrenti in altri dove noi siamo meno presenti.

Immagine a sinistra: Mirco Patarini sul palco in India. Clicca sulla foto per ingrandirla.

Q. Oggi ti senti più musicista o imprenditore?
A. Bella domanda. Faccio del mio meglio in entrambi i campi; sinceramente posso dire che mi sento più musicista. In testa ho sempre musica, non numeri o strategie.

Q. Che ruolo hai all'interno della Confederation International des Accordeonistes(CIA)?
A. Nel 2014, al congresso di Salisburgo, sono stato eletto Chairman del Comitato Musicale e faccio parte del Comitato Esecutivo. Si tratta di un incarico, appunto, elettivo: la CIA è una confederazione composta da membri di tutto il mondo (oggi una quarantina), associazioni, conservatori, scuole ecc, nata nel 1935. Ci sono molte discussioni su queste organizzazioni, ma se una Confederazione del 1935 esiste ancora oggi senza interruzioni, e fa parte anche del Concilio Musicale dell'UNESCO, un valore ce l'ha di sicuro.

Ha avuto negli anni alti e bassi nella sua attività, io sono stato coinvolto diversi anni fa e adesso mi viene richiesto un impegno diretto, per diversi progetti che magari approfondiremo prossimamente.

Q. Trofeo mondiale a parte, c'è un ricordo che conservi gelosamente, un'esperienza che ti ha particolarmente gratificato?
A. Ho veramente avuto tante soddisfazioni, non saprei sceglierne qualcuna in particolare. Quello che è sicuro è che ho marchiate a fuoco diverse situazioni "negative", in cui mi sono reso conto di essere impreparato: la prima volta che ho suonato con un’orchestra, per esempio… mi sono reso conto da sempre che le esperienze “difficili” sono le più formative.

Q. Togli i panni dell'imprenditore e indossa l’abito del concertista… C’è ancora tanto scetticismo tra i musicisti nei riguardi della fisarmonica? Cosa prevedi in futuro per la carissima "accordion"?
A. Questo dipende molto dai paesi. In Europa, in genere, io non vedo, come c'era nei miei anni da studente, una chiusura degli ambienti culturali musicali di alto livello, anzi, mi sembra che la fisarmonica attragga sempre di più l'interesse. Questo ovviamente deriva dall'ampliarsi del repertorio, dai corsi dei conservatori che sfornano allievi di buon livello, mentre in passato i fisarmonicisti capaci veramente di dare un concerto erano ben pochi.

Si racconta ancora di come il "fisarmonicista classico" fosse a suo tempo osteggiato, un po' deriso, un po' tacciato di dilettantismo, ma io mi sento di dire che un po' i musicisti classici avevano anche ragione. Quando capita di vedere spartiti o ascoltare vecchie incisioni di trascrizioni di musiche di Beethoven, Chopin, Liszt, Bach oggi viene spesso da sorridere… si era in evoluzione, e a parte qualche mosca bianca, i fisarmonicisti suonavano con le mani e con il cuore, ma gli esperimenti spesso uscivano dai canoni che i musicisti classici consideravano permessi... o magari, chissà, avevano in alcuni casi ragione... in fondo Bach non ha mai scritto per pianoforte, quindi non si vede perché il fisarmonicista debba seguire per forza le revisioni pianistiche, invece che ripartire da capo...

Q. Adesso, invece, togli l'abito del concertista e indossa i panni dell'imprenditore… Questo strumento è tecnicamente migliorabile o abbiamo raggiunto il top?
A. La fisarmonica è migliorabile, ne sono sicuro. A mio parere il suono può ancora essere migliorato sia in potenza che in equilibrio. Si tratta di un problema enorme, perché in uno strumento da concerto ci possono essere più di mille ance e regolarne ognuna (a mano!) per essere reattive in modo omogeneo, sia nel piano che in tutti i livelli di dinamica, è difficilissimo. Oggi non ci sono modi migliori per produrre, per esempio, le voci che non abbiano una grossa parte del lavoro fatto a mano.

Ci sono però di sicuro le tecnologie che potrebbero portare a fabbricare voci senza intervenire manualmente. Il problema è però che tali tecnologie necessitano di investimenti al di fuori della portata delle nostre aziende, per via del mercato che non ha grandi dimensioni. Lo stesso riguarda i materiali da utilizzare per le componenti metalliche... quante volte fisarmonicisti sognatori mi parlano, per esempio, del titanio... quando poi spiego loro i motivi che ne precludono l'utilizzo, mi sembra di vedere il bambino che scopre che Babbo Natale non esiste.

Questo però non significa che tali tecnologie saranno sempre fuori portata. Io credo che piano piano si potranno integrare sempre di più i risultati di ricerche di altri campi, come la stampa 3D, che porteranno grandi benefici. In ogni caso, per me sono due gli aspetti su cui lavorare: il suono, inteso non tanto come timbro, ma come equilibrio tra le varie ance e possibilità dinamiche, e la riduzione del peso.

Mirco Patarini and Alexander Selivanov in ChinaImmagine a destra: Mirco Patarini e Alexander Selivanov a Shanghai, Cina. Immagine dopo seminario e concerto. Clicca sulla foto per ingrandirla.

Q. La città di Castelfidardo, a tuo parere, manterrà ancora a lungo la leadership della produzione mondiale o vedi all'orizzonte delle perturbazioni provenienti dall'est?
A. Questo significa scrutare in una sfera di cristallo. Il mondo si muove con dinamiche difficilmente prevedibili, e gli interessi in gioco che le determinano, o quanto meno le indirizzano, sono purtroppo completamente indipendenti da attività come la musica, l'arte in genere, l’educazione… Io ho visitato fabbriche in Russia, in Cina, in Brasile; posso dire che di questo passo e con queste metodologie non arriveranno ad insidiare l'eccellenza di Castelfidardo. È chiaro, però, che avvenimenti o processi di grande portata internazionale potrebbero imprevedibilmente cambiare le carte in tavola. Staremo a vedere.

Q. Per concludere... Per quale motivo un giovane dovrebbe, oggi, avvicinarsi alla fisarmonica? (Vorrei, cortesemente, una risposta dal musicista e non dall'imprenditore...)
A. Più che avvicinarsi alla fisarmonica, direi alla musica. Il discorso è generale, io penso che qualunque famiglia dovrebbe considerare di dare ai figli la possibilità di una formazione culturale importante, oltre che ai corsi di sport, di lingue ecc. Ricordiamoci sempre che le menti che creano il progresso vengono educate e stimolate dal loro percorso culturale e la musica, secondo me, più di ogni altra arte è capace di raggiungere l'anima di chiunque. Suonare personalmente a qualunque livello dà grandi soddisfazioni interiori e guida bambini e adolescenti a scoprire la loro parte migliore.

Per ulteriori informazioni su Mirco Patarini a:
www.mircopatarini.com

Leggi la prima celebrità Intervista di Mirco Patarini nel 2005 presso: Patarini2005
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