Paul's Turn - Jazz Accordion CD by Paul Betkin, Review by Paolo Picchio.
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Title “Paul's Turn - Jazz Accordion”
Artist

Paul Betken su una fisarmonica acustica e un Roland RX7
Sean Brogan (contrabbasso)
Stan Sorenson (chitarra)
Rusty Jones (batteria / percussioni)

Supplied by: Paul Betken
Review Date:

03 settembre 2015

Review: by Paolo Picchio

CD Cover: Caleidoscopio by Riccardo Centazzo

Tracks:

1. If I Only Had a Brain 6:06
2. Hey Jude 4:38
3. Line for Lyons 4:37
4. Sweet Caroline 3:16
5. Watch What Happens 4:57
6. You Make Me Feel Brand New 3:27
7. Robinsonia 2:21
8. Goodbye Yellow Brick Road 3:13
9. Meditation 5:21
10. Nuages 3:39
11. Oblivion 5:22
12. Bye Bye Blackbird 4:14

Review

Paul's Turn - Jazz Accordion


Paul Betken su una fisarmonica acustica e un Roland RX7
Sean Brogan (contrabbasso)
Stan Sorenson (chitarra)
Rusty Jones (batteria / percussioni)

Stan Sorenson, Sean Brogan, Paul Betken, Rusty Jones.
Il mestiere è una cosa che richiede tempo, passione e sacrifici. Non conosco personalmente Paul Betken, ma questa certezza mi è arrivata chiaramente con l’ascolto del suo disco “Paul’s Turn”. Il mestiere si “sente” molto bene nel modo di fare jazz con la fisarmonica di questo artista che si propone di travalicare i generi.

I compositori presenti all’interno del disco sono ad esempio Gerry Mulligan, Lennon-McCartney, Django Reinhardt, Astor Piazzolla, Tom Jobim, Elton John, Neil Diamond ed altri. Questo la dice lunga sulla visione musicale di Betken che non è per questo un purista, ma un artista che porta la musica in vari contesti basandosi sulla solidità della sua arte (dicevamo prima “del suo mestiere”).

Sicuramente aver avuto come maestro Leon Sash ha rappresentato per Paul un buon punto di partenza. Sash faceva impazzire diversi critici ed emergeva sia per essere sempre il detentore di uno stile personale e diverso dagli altri, sia per avere degli slanci di creatività unici. In poche parole, un genio. Ma non basta avere un insegnante famoso. Serve la maturazione, quella che negli anni ha portato Betken dalle aree delle metropolitane di Chicago e Phoenix, ai locali, alle feste, ai ricevimenti, ai jazz clubs ai Festivals fino ad arrivare ad un apprezzamento di livello nazionale.

Paul BetkenDal CD si percepisce bene come Paul abbia un buon rapporto con il suo pubblico: è attento a mantenere gli equilibri nella selezione del repertorio ed è sempre molto misurato nell’approccio. Inoltre egli è un buon giocatore in squadra, infatti riesce a ottenere una ottima interazione con la sua band. I compagni e colleghi in questo “Paul’s Turn” sono Stan Sorenson alla chitarra (che ha suonato ad esempio con George Benson), Rusty Jones alla batteria e alle percussioni (suonava con George Shearing ma anche con Art Van Damme), Sean Broagan – basso acustico (che ha suonato anche con Frank Marocco).

Dunque artisti in qualche modo coinvolti nel precorso della fisarmonica jazz statunitense. Betken inquadra sempre bene gli arrangiamenti e denota una grande compostezza nelle improvvisazioni che sono sempre gradevoli e sempre interessanti, senza momenti di stanca. Già il primo brano “If I only had a brain” mostra il grande potenziale di questa band che padroneggia bene lo stile ed è sempre molto equilibrata nelle dinamiche. Il successo dei Beatles “Hey Jude” brilla per l’arrangiamento e per i giochi di armonizzazione che si scambiano Betken alla fisarmonica e Sorenson alla chitarra.

La raffinatezza di Mulligan in “Line for Lyons” è stata molto ben salvaguardata assieme ad una compostezza della forma dalla band così come la gioiosità melodica di “Sweet Caroline”, brano di Neil Diamond. Betken & friends si muovono bene anche nel rivitalizzare le canzoni di successo come “Watch what happens” (portata al successo da Frank Sinatra) o “You make me feel brand new” (lanciata da The Stylistics ma poi anche da Mina, Simply Red e Rod Stewart).

Paul Betken rende omaggio al suo grande maestro con “Robinsonia” (di Sash e Ted Robinson) un brano molto frenetico e spassoso. Il successo di Elton John “Goodbye yellow brick road” concede al CD un momento più lirico e soft come fosse un cambio di colore nella tavolozza del pittore.

Betken è fondamentalmente un gentleman che si è esprime in musica e questo non poteva essere posto in risalto se non con una bossa nova: “Meditation” di Antonio Carlos Jobim e Newton Mendonça era il brano giusto per far godere le orecchie in modo “gently” poggiando sulla grande ricchezza armonica con cui è costruito.

“Nuages” di Django Reinhardt è anche questo un brano soft dove però si scatena con grande creatività la vena improvvisativa di Paul alla fisarmonica e Stan alla chitarra. Non poteva mancare un omaggio al grande Astor Piazzolla arricchito dalle capacità timbriche della fisarmonica Roland con il brano “Oblivion”.

“Bye bye blackbird”, canzone del 1926 ripresa anche da McCartney chiude un album molto gradevole camminando nel più puro solco bebop con improvvisazioni di tutti i partecipanti e spunti molto creativi.

Il disco “Paul’s turn” e l’artista con le sue doti meritano indubbiamente di avere un apprezzamento e un riconoscimento di livello internazionale. Complimenti a Paul e alla sua band.

Review di Paolo Picchio, settembre 2015
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