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Notizie
marzo aprile 2000 - Anno 2 #2

Le notizie passate


 
DIALOGHI SENZA TEMPO per Fisarmonica e Pianoforte
Nuova composizione di Felice Fugazza
Non avrei mai immaginato che la mia collaborazione artistica con Noemi Gobbi sarebbe stata il preludio di un riavvicinamento del Maestro Fugazza alla composizione; se l¹avessi potuto supporre avrei anticipato questo mio affascinante incontro con Noemi Gobbi di qualche lustro. Fisarmonica e pianoforte non sono due strumenti facili da accostare e, trovare un repertorio che ben si addice a due timbri e sonorità così diversi non è stato facile. Il compito ci è stato reso meno arduo da una nuova composizione del Maestro Fugazza che, dopo averci sentito in un primo nostro concerto a Varese l¹anno scorso imperniato su musiche di Franck, Rachmaninov, Poulenc, Lutoslawsky e Piazzolla, ha pensato bene di rispolverare quella sua grande arte compositiva tante volte espressa con tanta competenza, creatività e amore per lo strumento in composizioni che brillano tuttora nel repertorio dei migliori fisarmonicisti.

E¹ nata così la sua recente composizione "Dialoghi senza tempo", brano efficace in cui emerge la grande perizia compositiva di Fugazza nel far dialogare pianoforte e fisarmonica attraverso un linguaggio di cui lo stesso Fugazza ci offre una chiave di lettura:
"A ­ Si tratta di un preambolo tra due soggetti che ancora non si conoscono, brevi frasi armoniche che concludono in modi sempre differenti a significare l¹incertezza del primo incontro.
B ­ Superate le prime incertezze il pianoforte propone un sonoro Mi b dal quale parte una decisa scala ascendente alla quale si accompagnano alcuni accordi della fisarmonica che si butta in una folle discesa per rispondere al pianoforte. Nota che le due scale sono costruite con una serie di intervalli prima di toni e poi di semitoni e mentre il pianoforte propone come inizio un Mi b, il periodo si conclude con un luminoso Mi naturale...
C ­ La fisarmonica con i suoi accordi tenuti, si dispone ad ascoltare il pianoforte che recita, con molta espressività, la sua parte, costituente il tema principale dell¹intero brano.
D ­ Il pianoforte, concluso il suo dire, si prepara ad ascoltare la fisarmonica che riprende il tema rovesciato.
E ­ Stabilite le premesse per un dialogo i due improvvisano una breve danza: il pianoforte sottolinea il ritmo, la fisarmonica canta allegramente con una serie di accordi che conducono ad un dialogo successivo, più calmo, quasi intimo.
F ­ All¹inizio del pianoforte segue la fisarmonica e poi insieme procedono verso la conclusione.
G ­ Il ritmo di danza viene ripreso con dovizia di sonorità e armonie fino ad una rapida ripresa del tema all¹unisono in una veloce figura discendente che porta ancora al sereno MI naturale lungo sul quale, quasi a sottolineare l¹intesa raggiunta, i due strumenti ripetono sommessamente ma chiaramente il tema".

Così il preambolo al brano del Maestro Fugazza che poi conclude: ".....A voi valutare il papiro e l¹opportunità di eseguire il brano". Inutile dire che vale eccome la pena di eseguire "Dialoghi senza tempo (pubblicato dalle Edizioni Musicali PHYSA di Francesco Visentin ­ Via S. Apollonia, 76 ­ 31030 Caselle di Altivole ­ Treviso ­ tel. 0423 566061 oppure 569146). A quando il prossimo Maestro Fugazza?

Eugenia Marini
 

10 ANS AVEC L¹ACCORDEON
Che cosa è un libro che si intitola "Dieci anni con la fisarmonica"? È una guida ragionata alla letteratura per fisarmonica. Una guida importantissima. Innanzitutto perché fa parte di una collana molto importante che ha visto la pubblicazione di volumi simili per quasi tutti gli altri strumenti. L¹editore è di primo piano: "Cité de la musique" ­ Centre de ressources musique et danse sotto l¹egida del Ministero della Cultura e Comunicazione della Francia. Poi gli autori sono prestigiosi: Pascal Contet (francese - professore al Conservatorio di Berna in Svizzera); Jean-Marie Geiser (svizzero ­ professore nei Conservatori di Delémont e Bienne sempre in Svizzera); Frédéric Guerouet (francese ­ professore al Conservatorio di Aubervilliers-La Courneuve e all¹Ecole Nationale de Musique di Fresnes in Francia); Xavier Pasdeloup (francese ­ musicologo dell¹Università di Toulouse).

Perché 10 anni? Perché il volume tenta di suddividere la letteratura per fisarmonica in questi livelli di difficoltà, partendo dalla considerazione che dal primo al terzo anno degli studi possiamo avere il cosiddetto "Primo ciclo degli studi", dal quarto al settimo il "Secondo ciclo" ed infine dall¹ottavo al decimo il "Terzo ciclo" pensando anche ad una situazione di perfezionamento successiva fino al 14° anno. Ognuno dei 10 capitoli è suddiviso in otto parti: 1. Metodi ed esercizi; 2. Studi; 3. Raccolte (di autori diversi); 4. Concerti per fisarmonica e orchestra; 5. Fisarmonica sola; 6. Duo e insiemi di fisarmoniche; 7. Fisarmonica e altri strumenti; 8. Nuova Notazione (contemporanea e avanguardia). Per ogni titolo segnalato vi sono queste sigle che si riferiscono ai sistemi di manuali per la mano sinistra: ? M II se l¹opera può essere eseguita a bassi standard. Se l¹opera può anche essere eseguita con i bassi sciolti la sigla sarà M II (M III). ? M III se l¹opera può essere eseguita a bassi sciolti. ? M II-M III se nel brano si utilizzano i due sistemi. ?T significa (trascrizioni) che l¹opera proviene dalla letteratura per altri strumenti da tasto (pianoforte, clavicembalo, organo, harmonium) e quindi può essere suonata solamente con i bassi sciolti.

Il volume può essere richiesto a: cité de la musique service commercial - 221, avenue Jean-Jaurès - 75019 Paris - France - Tel. 0033 1 44 84 47 04.



ALLA RICERCA DELLA MUSICALITA'
di Monica D¹Emidio

Con questo articolo proverò a descrivere la mia esperienza di ricerca e riflessione per arrivare a sentire la musica. È sicuramente un argomento complesso, in quanto legato alle esperienze socio-culturali di ogni individuo

Ognuno di noi risente molto profondamente, fin dalla primissima infanzia, dell¹influenza familiare e, più tardi, di quella sociale e culturale; sono infatti le diverse esperienze che rendono differenti le persone nel loro modo di ragionare, di rapportarsi con gli altri. Un¹altra parte di noi l¹ereditiamo già dalla nascita, il talento nelle varie discipline, scuola, musica, arte in genere e spesso sentiamo dire: "è un dono di natura!". Sono convinta che ogni essere umano abbia delle potenzialità nascoste, che devono essere tirate fuori nella giusta maniera e incanalate con sensibilità nella direzione giusta.

Quando ho iniziato lo studio della fisarmonica avevo otto anni e sentivo di voler suonare questo strumento. Come tanti bambini di quella età ero però molto timida e sensibile, legata ai modi di fare dell¹insegnante, prendevo per buono tutto quello che mi diceva. Crescendo, fortunatamente, questa situazione è cambiata; si sono allargate le esperienze, ho imparato ad aver fiducia nelle mie potenzialità mettendomi in discussione con gli altri. Più esperienze si hanno, più siamo capaci di esprimere le sensazioni di tristezza, serenità, gioia, ecc., oltre la conoscenza tecnica dello strumento. Studiare dieci ore al giorno, fare le competizioni, non è sufficiente; ci accorgiamo che c¹é qualcosa che non abbiamo ancora colto tra noi e il nostro strumento: l¹essenza che ci porta ad essere un tutt¹uno con esso quasi fosse un prolungamento della mente, dal cuore, dell¹anima. La fisarmonica è uno strumento notevolmente dinamico, aiutato dal movimento che compie il mantice e dal legame strettissimo, quasi in simbiosi con il nostro corpo. Lasciamolo respirare, esprimere quello che noi sentiamo. Impariamo a proiettare l¹attenzione sulla musica anziché su noi stessi; in questo modo noi ci sentiremo più al centro dell¹universo, ma saremo spettatori anche noi seguendo il suono che esce dal mantice, riempe l¹atmosfera circostante e da essa torna a noi.

La protagonista è la musica e noi ci abituiamo a non essere la musica, ma a donare la musica agli altri. Essa esce da noi per riversarsi su chi ci ascolta, pervadendolo di quelle sensazioni che l¹esecutore intende comunicare; è una diversa forma mentale di concepire l¹attività del concertista che lo aiuta a slegarsi dall¹ansia, dal panico, dalla tensione del palcoscenico. A tutti è capitato di essere deconcentrati e, quindi, succubi delle nostre paure tanto da preoccuparsi esclusivamente delle note, del mantice, della posizione; il problema è un altro: non siamo liberi di esprimerci. Se un musicista sente di dare la musica, non pensa più a come darla preoccupandosi di sbagliare; non è la nota sbagliata che viene presa in considerazione, ma l¹effetto globale, quello che si comunica e che viene percepito dall¹ascoltatore. È chiaro che ognuno di noi ha dei tempi diversi, per alcuni può essere più semplice che per altri, l¹importante è cominciare.

Iniziando un concerto, ad esempio, si può pensare a far esprimere il nostro cuore più che la mente e così via via, di concerto in concerto. Se poi la possibilità di un concerto è ancora lontana, si attua questa forma di riflessione (sempre prima di suonare), davanti ad un amico o a persone che si conoscono. L¹importante è cominciare a sperimentare questo modo di concepire la musica, ovunque e con chiunque. Questo ci aiuta tantissimo se vogliamo essere dei veri musicisti, e non solo, ci aiuta a crescere mentalmente e spiritualmente come persone. È utile che l¹allievo cominci da subito a crescere e ad imparare a sentire quello che suona; l¹insegnante dovrebbe abituarlo a questo, non negandogli la libertà espressiva, ma favorendola con incoraggiamenti, esempi immagini. La musica è creativa, non è statica, legata solo a regole; è esplosiva, piena di colori, di emozioni, è triste, è grandiosa, ed è spesso legata al nostro animo interiore, se lo lasciamo esprimersi. D¹ora in poi l¹impatto con il pubblico diventerà pian piano meno traumatico e più spontaneo; bene! Ci siamo già abituati a dare e non ad essere.
 

G. COLOMBO TACCANI: RECITATIVO Pubblicato un nuovo brano per fisarmonica
Corrado Rojac intervista l'autore

E' stato pubblicato da poco presso la casa editrice Suvini Zerboni un nuovo brano per fisarmonica. L'autore è il compositore Giorgio Colombo Taccani, docente di composizione alla Civica Scuola di Musica di Milano. Ho avuto l'onore di presentare il brano in prima esecuzione al festival internazionale di musica contemporanea Trieste Prima, svoltosi nell'autunno scorso. Mi sembra doveroso presentare Recitativo anche ad un pubblico più strettamente "fisarmonicistico": la rivista Fisarmoniæ mi è parsa fra le più adatte, e ringrazio la redazione per lo spazio concessomi. Penso che la migliore presentazione del brano possa prendere la forma di un'intervista con il compositore stesso; mi sono quindi rivolto a Giorgio Colombo Taccani, che si è rivelato ancora una volta - come sin dal nostro primo incontro - persona di rara disponibilità.

Ho conosciuto Giorgio Colombo Taccani nel 1997, quando il Mittelfest di Cividale mi commissionò un brano per fisarmonica e nastro magnetico; ebbi così a disposizione, per confezionare la parte registrata del brano, lo studio di musica elettronica AGON di Milano, e Giorgio Colombo Taccani per la consulenza tecnica. Da allora ci lega una piacevole amicizia, perciò mi permetto di dargli del tu. Giorgio, dal tuo curriculum leggo che hai studiato con Azio Corghi e Franco Donatoni; ci diresti quanto - e come - due simili personalità hanno influenzato il tuo stile compositivo (se effettivamente ciò è avvenuto)?
E' ovviamente difficile sintetizzare in due righe la profondità di un rapporto che ha inciso profondamente non solo sul mio comporre ma che tanto ha voluto dire - e ancora dice - anche dal punto di vista umano; comunque, limitandomi proprio ad un fotogramma per ognuno di loro, di Corghi mi rimane il grande senso morale del far musica (che ovviamente si può esplicare anche attraverso partiture di grande leggerezza e divertimento, per fortuna...), mentre di Donatoni mi piacerebbe che mi fosse rimasto almeno in piccola parte la grandissima sapienza artigianale.

Quali compositori ami particolarmente?
Non sono pochi: per quanto riguarda il passato, al di là dei singoli compositori, devo dirti che due periodi, quello barocco e quello di inizio Novecento, mi sono particolarmente vicini, con Purcell e Berg come riferimenti assoluti. Limitandomi invece al panorama contemporaneo i primi nomi che mi vengono in mente sono sicuramente quelli di Kurtág, Ligeti e Benjamin; in Italia Fedele, Francesconi e Solbiati; pur nella diversità delle singole poetiche, sono sicuramente figure che riescono ad unire, nei loro lavori, la curiosità verso scelte linguistiche nuove e l'esigenza di una grande immediatezza comunicativa.

Veniamo a Recitativo. Come descriveresti il brano?
Un arco che, muovendosi dal registro grave iniziale, articolato con gesti lenti e mediante un numero estremamente ristretto di suoni utilizzabili, giunge progressivamente alla situazione opposta, ovvero a figure estremamente agitate nel registro acuto dello strumento, con una tavolozza armonica assai ampia. Il tutto avviene con alcuni intermezzi e con piccole deviazioni di percorso, peraltro facilmente identificabili; il risultato espressivo che desideravo raggiungere rispettando queste coordinate di massima era quello di un lavoro spesso esitante, espressivamente mobile e vario, ma che, attraverso questo assetto complessivo chiaramente percepibile, potesse trovare comunque delle linee-guida sufficientemente chiare per l'ascolto.

Quali aspetti (se ci sono) marcheresti come "corghiani" o "donatoniani"?
E' forse ricavabile dalle mie risposte precedenti; piuttosto che specifiche procedure tecniche, ad Azio devo ricondurre il desiderio di non mortificare l'aspetto più apertamente comunicativo ed immediato dei miei lavori perdendomi unicamente dietro ad elucubrazioni astratte; può essere invece di ascendenza donatoniana la mia abitudine di crearmi delle impalcature formali e strutturali particolarmente attente, che possano collegare in maniera logica l'intera composizione, rendendone percepibile, anche se magari in modo non razionalizzabile all'ascolto, l'omogeneità e la coerenza complessiva.

Mi è noto il tuo interesse per la musica di Maderna. La tua musica (ovvero Recitativo) deve qualcosa anche a lui?
Rispondo indirettamente: per la mia tesi di laurea ho avuto la possibilità di studiare gli appunti di alcune composizioni di Maderna: era sorprendente come ci fossero fogli su fogli per le prime battute dei pezzi, mentre progressivamente il numero dei fogli andasse decrescendo fino a sparire del tutto per le parti finali dei pezzi; ecco, di Maderna ho sempre apprezzato il fatto che le esigenze espressive, l'immediatezza inventiva, anche in anni di severo dogmatismo e di duro radicalismo, potessero sempre venire a patti con i piani schizzati su carta millimetrata (e magari travolgerli e dimenticarli con serenità).

Ho recepito Recitativo come un brano di natura episodica. Ma credo che gli episodi si compenetrino. Mi spiego meglio. Si ha l'impressione che in certi episodi appaia come l'eco dei precedenti. Noto delle affinità, per esempio, tra gli episodi "Subito nervoso" e "Drammatico". Confermi? Potresti approfondire queste mie suggestioni?
Certamente: abbiamo infatti una successione di dodici episodi, che, nella diversità delle rispettive dimensioni e caratteristiche figurali, risultano collegati fra loro sia - come accennato prima - per il fatto di appartenere ad un unico, più ampio disegno formale, sia per alcuni richiami più evidenti. Quindi quanto tu sostieni a proposito delle affinità è assolutamente vero: in "Drammatico" viene sviluppato ed ampliato il gesto accordale violento introdotto dall'irruzione del "Subito nervoso". Un altro esempio è dato inoltre dalla figura discendente che passa dall'episodio "Molto rubato, espressivo", al vicino "Agile" per riapparire verso la fine con carattere decisamente "Agitato". Sono riferimenti volutamente chiari, allo scopo - ancora una volta - di guidare e orientare l'ascoltatore attraverso la narrazione proposta da Recitativo.

L'episodio "Subito nervoso" appare come un refrain. Quale significato gli attribuisci? (Intendi per esempio rifarti alla forma del rondò...)
E' l'unico elemento, sostanzialmente sempre uguale a se stesso, che taglia in maniera irregolare il decorso degli episodi del pezzo; un gesto che, nella sua riconoscibilità, si pone come ulteriore momento orientativo nella memoria d'ascolto: una sorta di intrusione improvvisa, che ogni volta stimola il percorso evolutivo dei singoli episodi. Un altro elemento evidente, a proposito di ritorni periodici, è anche l'accordo vibrato che compare per la prima volta nell'ottava battuta; questo gesto si colloca sempre in conclusione di ogni singolo episodio, riassumendo tutti i suoni non presentati dall'episodio stesso: si va quindi dall'accordo di nove suoni iniziale (anche se qui per ragioni di manualità, volendo sempre avere il raddoppio del re bemolle, è omesso il mi naturale), fino all'estinzione nei due re bemolli finali, attraverso apparizioni intermedie nelle quali tale accordo presenta spesso - un po' sfacciatamente - la triade perfetta di re bemolle maggiore.

La mia interpretazione (per esempio l'uso dei registri, che è stato poi ripreso anche in stampa) è volta ad enfatizzare la diversità di alcuni episodi. C'è infatti una differenza enorme, per esempio, tra il pianissimo di "Agile" ed il fortissimo di "Subito nervoso". In che rapporto sono nella tua musica i contrasti dinamici rispetto a quelli agogici?
Avendo deciso di impostare formalmente Recitativo come una successione di singoli episodi, a volte molto brevi, mi sembrava molto importante che ognuno di loro potesse contare su un massimo grado di personalità e di riconoscibilità, per potersi ben distinguere da quelli immediatamente vicini; in questo lavoro gli improvvisi mutamenti dinamici assumono particolare importanza ed evidenza, anche perché, come dicevo prima, altri aspetti, come quello agogico e quello armonico-figurale, seguono percorsi più ad ampio raggio, volti a collegare in un disegno complessivo tutti gli episodi, e non si prestano quindi a questa opera di caratterizzazione locale. La tua esecuzione ha sicuramente valorizzato appieno questi singoli "caratteri", andando - piacevolmente - anche oltre le mie stesse aspettative.

Nel ringraziarti per la tua disponibilità vorrei concludere con una domanda più tradizionale: quali sono i tuoi progetti per il futuro, anche per quanto riguarda la composizione per il nostro strumento?
In questo periodo, accanto a composizioni per organici più consueti, mi sono curiosamente trovato a fronteggiare richieste un poco più insolite, e devo dire che queste risultano essere sfide particolarmente stimolanti; in questo gruppo di lavori meno ovvi come destinazione strumentale inserisco a buon diritto quelli derivati dall'interesse nei confronti della fisarmonica, nato dal nostro incontro e - ricordo ancora - da una "visita guidata" alle possibilità e al repertorio dello strumento che tu mi fornisti tempo fa, e che fu per me veramente sorprendente; dopo Recitativo, è arrivato Diario di viaggio per violino e fisarmonica, richiestomi quest'anno da un ensemble di Berlino, e presto mi metterò a lavorare ad un nuovo pezzo decisamente insolito come organico, visto che le fisarmoniche saranno due, insieme ad un sassofono contralto; quest'ultimo lavoro sarà presentato il prossimo maggio a Castelnovo ne' Monti nell'ambito della rassegna Fisarmonica 2000.

 


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