lI pioniere ed alfiere della fisarmonica in Israele Yehuda Oppenheimer realizza un disco dalle molteplici sfaccettature che possiamo suddividere in quattro parti. La prima parte è quella riservata a diversi valzer che la curatrice delle note del booklet (Adina Yanai) definisce "musette". Alcuni di questi valzer sono molto belli e molto "da concerto" (che non "da ballo") ma non mi sembra facile accostarli al "musette" tradizionale, né tanto meno all'odierno stile iper-virtuosistico o un po' jazzato o combinato con ritmiche moderne. I Valzer di Oppenheimer sono sempre velati da un po' di malinconia e dei chiaroscuri piuttosto accentuati. Forse vi è in questo traccia dei toccanti avvenimenti della sua giovinezza: la nascita nella Germania nazista, l'essere sopravvissuto allo sterminio perché nascosto da una famiglia olandese ed il suo "rientro" in Israele dopo la guerra mondiale. La seconda sezione è costituita da due ottime composizioni originali di Yehuda Oppenheimer per fisarmonica a Bassi Standard: le "Images of Israel" e la "Chaconne". Di certo la Chaconne sul tema de "La Folia" è il brano che più lo ha reso noto come compositore tra i fisarmonicisti di molti paesi, un vero brano da concerto, molto apprezzato anche dal pubblico (peccato non scritto per i bassi sciolti). A mio parere però le tre "Images of Israel" spiccano in quanto pezzi davvero caratteristici, con melodie, armonie, ritmi ed ambientazioni davvero esclusive della terra israeliana; a questo brano sono anche personalmente legato affettivamente dato che ho avuto la possibilità di suonarlo e studiarlo (vorrei ricordare che esso è pubblicato in Italia). La terza parte è quella un po' più problematica: una sequenza di trascrizioni per fisarmonica a Bassi Standard che non sono totalmente difendibili e sostenibili dal punto di vista critico e musicologico. D'altronde il grande limite degli strumenti a Bassi Standard rispetto ad un repertorio come quello di Johann Sebastian Bach, Domenico Cimarosa, Joseph Hector Fiocco e Fryderyk Chopin è ormai storicamente assodato. L'ultimo brano è la vera "perla" del disco. In esso Oppenheimer come esecutore si mette in luce (come anche nella Chaconne) e propone una composizione che meriterebbe di essere maggiormente diffusa a tutti i livelli. Si tratta della "Rhapsody Israelienne" del compositore israeliano di origine lettone Marc Lavry (1903-1967), ottimo brano per fisarmonica e orchestra sinfonica. Yehuda Oppenheimer lo propone con la collaborazione della Radio Symphony Orchestra di Hamburg sotto la direzione di Sergio Commissiona. Questa composizione denota molto chiaramente le doti di orchestratore di Lavry, capace di scrivere un pezzo pieno di colori, timbricamente e ritmicamente molto ricco che inquadra senza problemi il ruolo di uno strumento ad ance libere rispetto all'intera orchestra. Questo compositore infatti ha un particolare apprezzamento per gli stramenti ad ance libere: si può trovare infatti nel suo catalogo di opere un "Concertino" per armonica a bocca e orchestra sinfonica. |