E' doverosa
innanzi tutto una premessa storica, constatando come l'Italia,
nella prima metà dell'800, fosse una entità geografica e politica
smembrata in tanti piccoli stati, a differenza di altri paesi
europei che avevano già raggiunto una solida unità territoriale
e politica.
Proprio
in questo periodo si hanno notizie certe sullo strumento musicale
"fisarmonica" e l'Italia, nonostante i vari moti insurrezionali,
era sotto il dominio dei Borboni in Sicilia e nel Napoletano,
il Piemonte era governato dai Savoia, regnanti di stirpe francese,
il Lombardo Veneto era sotto il dominio degli austriaci e
quasi tutta l'Italia centrale, con lo Stato Pontificio, sotto
la dominazione temporale del Papa, il quale si avvaleva della
protezione militare proprio delle due grandi potenze continentali,
cioè della Francia e dell'Austria.
Questo
per dimostrare che, nonostante il popolo italiano affondasse
le sue radici in un unico humus culturale, i suoi usi e la
sua cultura fossero influenzati nei vari luoghi da coloro
che esercitavano in quel periodo il potere politico.
A Castelfidardo,
nel 1860, la sconfitta dell'esercito pontificio ad opera delle
truppe piemontesi, segnò un traguardo fondamentale nell'unificazione
italiana con l'annessione dei territori delle Marche e dell'Umbria
al Regno italico ed anche col nascere di nuovi ideali e nuove
prospettive per tante popolazioni fino ad allora assoggettate
al dominio di potenze straniere.
E fu
proprio il territorio delle Marche e Castelfidardo in particolare,
la culla che vide nascere subito dopo l'annessione i primi
"organetti" o fisarmoniche, uno strumento d'altra parte conosciuto
da qualcuno attraverso le truppe francesi al servizio dello
Stato pontificio e poi perfezionato ed adattato ai gusti etno-musicali.
Anche
l'altro polo della produzione della fisarmonica italiana,
cioè la città di Stradella, venne creato dal "trentino" Dallapè,
che a sua volta forse ben conosceva gli strumenti popolari
dell'Austria ed in particolare l'accordeon che era stato brevettato
dal Demian.
C'è anche
da aggiungere che le popolazioni italiane, finalmente uscite
da una confusione storico-politica subita per secoli, avessero
bisogno di "evadere" da un rimo di vita piatto e senza stimoli
per far sgorgare finalmente il senso gioioso della vita. Quale
migliore aiuto a questa evasione dal suono festoso, semplice
e spensierato emesso da un piccolo strumento, facile da usare,
non ingombrante e quindi facilmente trasportabile capace anche
di fare da contraltare alla musica colta e "costosa" d'èlite?
Forse
l'intuizione del contadino Paolo Soprani è nata proprio dalla
fedele lettura dei tempi. Certo, gli organetti costruiti dai
vari Giacomo Alunni di Nocera Umbra (1850) o dal recanatese
Giovanni Cingolani (1856) o dal triestino Lorenzo Ploner (1862)
sono passati alla storia solo come dati statistici e non come
fatto economico di rilevanza nazionale. Il Soprani nel 1863
con intuito e lungimiranza ha effettivamente stravolto il
modus vivendi una parte del territorio marchigiano "inventando"
dal nulla una industria che in breve tempo avrebbe sovvertito
la realtà economica prettamente agricola in una economia aperta
al mondo.
Un ruolo
decisivo per lo sviluppo della nuova attività del Soprani
(abile stornellatore) e della sua famiglia lo ebbe senza dubbio
Loreto, un centro religioso crocevia di merci, di culture
e di tanta gente proveniente da Paesi per quei tempi lontanissimi.
Forse proprio a Loreto acquistò lo strumento austriaco o francese
che gli diede la possibilità di cambiare volto alla sua vita
e certamente la città Mariana fu il punto di partenza per
far conoscere e divulgare rapidamente il suo prodotto. La
collaborazione tra Paolo ed i suoi fratelli durò assai poco.
Visti i sorprendenti risultati di vendita ed in considerazione
delle richieste che provenivano ormai da ogni parte d'Italia,
il fratello Settimio aprì nel 1872 un proprio laboratorio
imitando Cesare Pancotti che nel '65 aveva iniziato la sua
attività in Macerata. In quegli anni nelle Marche e nel vicino
Abruzzo era un fiorire di laboratori (Sante Crucianelli nel
1888, Giuseppe Janni di Giulianova nel 1882,Pasquale Ficosecco
a Loreto nel 1889, Giovanni Chiusaroli a Recanati e Raffaele
Pistelli a Teramo nel 1886) che producevano essenzialmente
il prodotto più semplice e meno costoso: il "du botte" o diatonico
a 2 bassi.
Negli
stessi anni si svilupparono altri due poli di produzione,
a Stradella in Lombardia ed a Vercelli in Piemonte. Poli importantissimi
soprattutto per il contributo essenziale dato alla trasformazione
dello strumento.
Mariano
Dallapè, che, come dicevo era di origini trentine, iniziò
la sua attività a Stradella nel 1876 ed in breve tempo perfezionò
l'accordeon a piano inventata da Buton a Parigi nel 1852.
La popolarità ed il successo della fisarmonica in Italia dovrebbero
essere stati in quel periodo semplicemente clamorosi tanto
da indurre il M° Giuseppe Verdi, che nel 1871 presiedeva la
Commissione Ministeriale per la riforma dei Conservatori ,a
proporre lo studio dello strumento nei Conservatori Italiani.
Accennavo poco fa alla trasformazione ed alle innovazioni
apportate in questo periodo alla fisarmonica: Mattia Berardi
prima e la famiglia Ranco a Vercelli perfezionarono la fisa
"cromatica", l'artigiano Rosario Spadaro di Catania depositò
nel 1890 un brevetto di "fisa a bassi sciolti", Pasquale Ficosecco
a Loreto e successivamente nel laboratorio di Castelfidardo
gettò le basi per gli strumenti a "cassotto". Come a Stradella
dove alcuni operai dell'"armonichista" Dallapè una volta certi
di aver appreso perfettamente il mestiere lasciarono l'azienda
per mettersi in proprio (Ercole Maga, Massoni Renato) così
a Castelfidardo alcuni operai fecero la stessa cosa (Busilacchio
Giacomo Antonio, Dari Dario, Francesco Serenelli).
Il vero
e proprio decollo dell'industria della fisarmonica a Castelfidardo
si ha alla fine dell'800; lo confermano sia i dati della produzione
sia quelli relativi al numero degli addetti. Le cifre fornite
dalle indagini statistiche di quegli anni sono scarsamente
attendibili. E' evidente infatti che i 500 operai di cui parla
il curatore dell'Esposizione marchigiana del 1905 non sono
riuniti in "grandi stabilimenti" anche se l'iconografia di
alcune ditte illustrano il contrario; basti pensare che nel
censimento industriale del 1911 gli occupati nelle aziende
di Paolo e Settimio Soprani sono rispettivamente di 24 e 30
unità lavorative. E' noto però che le 14 aziende ufficiali
utilizzavano con grande flessibilità il lavoro a domicilio
di interi nuclei familiari per meglio adeguarsi alle oscillazioni
della domanda e per ottenere una notevole competitività. C'è
un dato certo comunque; Paolo Soprani quando ancora "niente
si fa a macchina, ma tutto viene eseguito a mano dagli operai"
produce nel 1905, secondo lo storico Olivelli, ben 1200 armonici
al mese.
La maggior
parte della produzione viene collocata senza dubbio nel territorio
italiano in quanto dati statistici ufficiali sanciscono che
nel 1907 solamente 690 esemplari vengono esportati . Perché
allora nel 1913 c'è un enorme balzo nell'export? (ben 14365
strumenti usciti dal territorio italiano).
La ragione
fondamentale sta nel ruolo determinante giocato dalla emigrazione
di valentissimi artigiani, operai e musicisti che con il loro
oscuro lavoro son riusciti ad imporre il prodotto, qualitativamente
ed esteticamente migliore nei confronti della concorrenza
tedesca, russa, cecoslovacca e francese in importantissimi
mercati quali gli Stati Uniti, Canada e sud America.
Americo
Magliani, Enrico Guerrini, Pasquale Piatanesi, Francesco Serenelli,
Adriano Picchietti, Paolo Guerrini ed altri tra il 1899 e
il 1905 sono stati i primi coraggiosissimi pionieri di Castelfidardo
a conquistare i mercati d'oltre oceano. Alcuni di loro Enrico
Guerrini e Colombo Piatanesi (a San Francisco), Egisto Pancotti
(a New York) aprirono addirittura dei veri e propri opifici
di produzione sostituendo la precedente bottega adibita alla
riparazione degli strumenti.
I nostri
emigrati non solo importavano e distribuivano i "marchi" prodotti
a Castelfidardo ma ebbero l'intuizione di aprire scuole di
fisarmonica ingaggiando valenti insegnanti e musicisti (i
fratelli Deiro, Pietro Frosoni, Biaggio Quattrociocche ecc.)
Fidardensi
di grande esperienza emigrarono anche in paesi Europei; un
esempio per tutti Nazzareno Piermaria che nel 1922 aprì un
laboratorio in rue de Charenton a Parigi ed ancora oggi gli
eredi sono legatissimi alla città di origine.
Ritorniamo
a Castelfidardo. Proprio in quegli anni la forte richiesta
del mercato estero spinge i Soprani a meccanizzare la produzione.
Cesare Romiti, pubblicando un opuscolo celebrativo in occasione
del cinquantesimo anniversario della Battaglia , ricorda "i
macchinari per la fabbricazione delle voci messi in azione
dalla forza elettrica…con immenso vantaggio per la casa Soprani,
oltre ad ottenere forte economia, ne ricava un genere assai
migliore di quello della Germania emancipando così l'industria
dalla concorrenza forestiera". La meccanizzazione permette
di ottenere altissimi profitti, eloquente a questo proposito
il grande complesso che Paolo Soprani volle edificare a ridosso
del centro storico; il palazzo fu costruito negli anni 1907-1909,
mentre l'enorme fabbrica, iniziata negli stessi anni, non
fu mai completata.
Un primo
campanello d'allarme all'inarrestabile crescita dell'industria
della fisarmonica si ebbe nel 1929 quando il crollo della
borsa statunitense coinvolse il nostro settore .Dai ventiseimila
esemplari esportati nel 1926 si passò ai diciasettemila del
1932 con gravi conseguenze sulla occupazione. Fu il regime
autarchico del periodo fascista a dare una mano alla rinascita
dell'industria. Si propagandò lo strumento come "inventato"
in Italia, "vanto della nostra laboriosità e delizia del nostro
popolo" (rivista "Varietas" Rassegna Nazionale dell'Autarchia
1941) e proprio nel '41, Benito Mussolini stabilì che un lotto
di 1000 fisarmoniche venissero assegnate ai vari reparti di
truppe impegnate nel 2° conflitto mondiale. "In obbedienza
alle direttive corporative del Regime, nell'anno 1937 è sorto
con sede ad Ancona il Consorzio Italiano fra i fabbricanti
di fisarmoniche e Parti staccate". La presidenza venne affidata
ad una figura carismatica di allora, Angelo Manaresi, più
volte deputato al parlamento, sottosegretario di stato e presidente
del Club Alpino Italiano, mentre alla vice presidenza fu nominato
Paolo Soprani (nipote del pioniere della fisarmonica).
Purtroppo
l'immane conflitto bellico (1940/1945) produsse, come era
prevedibile, effetti devastanti nella produzione della fisarmonica.
Dai 51000 pezzi prodotti nel 1938 si passa ai 10077 del 1941
ai poco più di 500 nel 1944.
L'armistizio
e la fine della guerra fanno rinascere nella gente nuove speranze
e soprattutto la gioia di vivere. Riprende anche il gusto
dello stare insieme e dello svago. Solo a Castelfidardo tra
il 1946 e 1948 nascono ben 19 aziende per la produzione della
fisarmonica. L'esportazione passa dai 57523 pezzi del 1947
ai 192058 del 1953. E' il periodo del boom della fisarmonica.
La cittadina marchigiana che conta in quel periodo circa 9000
abitanti dà lavoro,solo nelle fisarmoniche,a circa 10000 operai
provenienti soprattutto dai centri limitrofi di Loreto, Osimo,
Recanati. E' tempo anche di grandi fusioni. La gloriosa Settimio
Soprani si unisce alla F.lli Scandalli di Camerano per creare
il colosso "Farfisa", la Excelsior di New York apre uno stabilimento
di produzione a Castelfidardo. I nuovi imprenditori, in considerazione
del fatto che la maggior parte del prodotto viene venduto
negli Stati Uniti ( è bene ricordare che quasi tutte le fisarmoniche
sono costruite con il sistema a "piano"), hanno registrato
le loro aziende con nomi attinti dalle grandi case cinematografiche
americane o da prestigiose sale cinematografiche (Paramount
Accordions-Universal Accordions-Artisti Associati-Metropolitan-MGM-Iris-Minerva-Astra).
Una via di Castelfidardo (oggi Marconi) viene chiamata "via
dei dollari" perchè in quella strada hanno costruito le loro
abitazioni gli industrali più in vista di allora.
Un'altra
crisi però è all'orizzonte e questa volta non dovuta a fatti
economici o bellici. I gusti musicali stanno cambiando. La
musica ritmica sta subentrando a quella melodica. Elvis Presley
con il suo Rock e la sua chitarra, i Beatles, i Rollins Stones
ecc. sono gli idoli della nuova gioventù. Molti imprenditori
nostrani riescono in poco tempo a riconvertire le loro aziende
nella produzione di pianole, chitarre o altri strumenti musicali
alla moda ma sono purtroppo le piccole aziende artigiane dalla
fisarmonica ad avere la peggio (tra il 1960 e il 1963 si sono
verificati ben 17 fallimenti).
E' inevitabile
che le nuove tecnologie coinvolgano il nostro strumento. Nel
1962 una equipe tecnica della Farfisa guidata da Gianfelice
Fugazza,con la collaborazione musicale di Gervasio Marcosignori,
introduce i primi transistors nella fisarmonica. Nasce il
"Cordovox", uno strumento dalle infinite possibilità che può
benissimo inserirsi nella moda musicale degli anni '60. Forse
per affrontare questi tempi occorrevano strategie diverse
da parte di molti addetti ai lavori (imprenditori ancora una
volta divisi, mancanza di punti di riferimento artistici con
musicisti che si sono dedicati più alla dimostrazione dello
strumento che non a creare "cultura", scarso peso dato all'avvento
del mezzo televisivo quale veicolo di immagine e di propaganda,
scuole di fisarmonica ancorate a vecchi schemi ecc.) ma, sono
certo, mantenersi per quasi 80 anni sulla cresta dell'onda
era impensabile.
Oggi,
grazie ad un recupero culturale operato da molti (ingresso
dello strumento in alcuni Conservatori Italiani, realizzazione
di fisarmoniche sullo stile Bajan che alcuni operatori producono
con grande maestria, con una maggiore attenzione alla letteratura
musicale, con l'abbandono dell'idea che la fisa non è "strumento
solista", con nuovi punti di riferimento artistici- Richard
Galliano e Marc Perrone in Francia, Gianni Coscia in Italia,
Peter Soave in Usa e tanti altri) ci siamo creati una nicchia
anche commerciale che dobbiamo tentare di valorizzare al massimo.
Le trenta aziende che operano attualmente in Castelfidardo
e le altrettante del resto del territorio italiano avranno
un futuro se riusciranno, come fece Paolo Soprani nel 1863,
a leggere attentamente i tempi che stiamo vivendo.
Beniamino
Bugiolacchi
Direttore Museo Int.le della Fisarmonica di Castelfidardo
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