LA FISARMONICA NELLA MUSICA JAZZ - ITALY
Autore:
Simone Zanchini, Jazz Accordionist
 
Pubblicazione:
Generale
 
Data:
09 Dicembre 2000
 
Confinata per tradizione negli ambienti della musica popolare e d'intrattenimento, la fisarmonica si è trovata nel corso degli anni a dover far fronte a un destino ben singolare:
emarginata dalla musica "seria", perché troppo nobile, e da quella giovanile, leggera e non, come qualcosa di ammuffito. Per uscire da questa situazione ha dovuto pagare pedaggi spesso salati.
 
Se il bandoneon si afferma col tempo in Argentina per divenire lo strumento simbolo del tango, la fisarmonica si affaccia al di là dell'oceano sul finire del secolo scorso.

Sono gli italiani emigranti a portarla negli Stati Uniti. Le prime culle americane dello strumento sono San Francisco, Chicago e New York.

Fin dai primi anni del secolo, la fisarmonica viene utilizzata in contesti prevalentemente orchestrali, esiste anche una tradizione fisarmonicistica nel ragtime.

I pionieri in tal senso sono: Charlie Creath (in realtà polistrumentista) e l'italo-americano Tito Guidotti. In nessuno di questi casi, per altro, si può ancora parlare di jazz.

Apparizioni significative in questo periodo si hanno grazie a Joe Smelser e Charles Magnante solisti appartenenti alla tradizione swing ch suonano con rinomate orchestre tra cui quella di Benny Goodman e Duke Ellington. Più o meno tutti i principali solisti finora citati, prediligono uno stile che va dal musette (termine che indica un preciso stile fisarmonicistico francese) allo swing genere dominante in questo periodo.

Altri nomi importanti in questo sonso Gus Viseur, Toni Murena e Joe Privat.
In Italia si parla di fisarmonica jazz solo occasionalmente con Gorni Kramer, fisarmonicista swing cui seguiranno, fra gli altri, Wolmer Beltrami e Peppino Principe. A dare una svolta moderna a questo strumento sono anzitutto due nomi: June Garner e Alice Hall (1917). Quest'ultima, belga di nascita, può essere ritenuta la prima fisarmonicista "be-boy" avendo suonato fra gli altri con Dizzy Gillespie e Charlie Parker, sua caratteristica è l'incontenibile energia sprigionata nel corso dell'improvvisazione.

Giungiamo cosi a coloro che per primi hanno fatto realmente la storia della fisarmonica jazz, in quanto leader a tutti gli effetti, in grao di circondare uno strumento jazzisticamente "nuovo" con accompagnatori regolari di prima grandezza: Art Van Damme e Mat Mathews.

Art Van Damme ha inciso oltre quaranta album, e di tanto in tanto si esibisce ancora in concerto. Mat Mathews, dei due il meno "be-boy", confeziona un boy di chiara inflessione californiana. Entrambi hanno suonato con jazzisti di fama internazionale tra cui Joe Venuti, Archie Shepp, Kenny Clarke, Art Farmer, ecc.

L'italo-francese Richard Galliano incarna attualmente il fisarmonicista jazz per antonomasia. Il suo merito sta nell'aver trovato un equilibro fra tradizione e modernità e nella capacità di miscelare diversi stili: dal musette francese, al tango argentino (che conosce particolarmente bene in quanto ex allievo di Astor Piazzolla); il tutto viene da lui filtrato con un virtuosismo eccelso e preciso che attualmente lo contraddistingue.

Oggi in Italia i rappresentanti ufficiali della fisarmonica jazz sono considerati Gianni Coscia eAntonello Salis. Stilisticamente agli antipodi i due musicisti si distinguano il primo, pupillo di Gorni Kramer, per aver attinto dello stile accademico istituzionalizzato del passato; il secondo (anticonformista per eccellenza ed anche grande pianista jazz) più che uno strumentista è da considerarsi un musicista che sa e vuole usare la fisarmonica come gli "pare e piace".

Queste grandi distanze tra conservatori e avanguardisti, è la dimostrazione di quanto siano ancora poco consociute e inesplorate le possibilità della fisarmonica in questo genere musicale.

Il problema fondamentale è che di jazz moderno, d'avanguardia nel vero senso della parola, con la fisarmonica se ne è sentito davvero ben poco. E' innegabile, tuttavia, che il più influente fisarmonicista d'avanguardia sia attualmente l'amerciano di origine slovacca Guy Klucevsek (1947). Klucevsek perviene negli anni ottanta alla sperimentazione in jazz al fianco di John Zorn trascorrendo dall' umorismo puro alle citazioni più disparate, per pii suonare nel fortunato quintetto di Bill Frisell che gli darà notorietà. Collabora attualmente con i più grandi musicisti jazz d'avanguardia; oltre a Frisell e Zorn suona con Antony Braxton, Don Byron, Dave Liebman.

In un ambiente ancora "nebbioso", con uno strumento per certi versi ancora da scoprire, molti sono i polistrumentisti o pseudo-fisarmonicisti che sanno ben approfittare di tale situazione, dominata (da un punti di vista moderna del jazz) da una profonda ignoranza, dove gli unici sentieri conduttori sono le tradizioni o le tipiche predisposizioni onore dello strumento, peraltro già consolidate e ormai ampiamente superate.

Il problema è che la fisarmonica si è creata un òmondo "personale" ben poco in relazione con gli quegli strumenti capostipiti del jazz (es. tromba, sassofono, ecc.....) ai quali per l'importanza storica e sopratutto per i grossi personaggi che hanno saputo protarli alla modernità, bisognerebbe riferirsi.

Simone Zanchini
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