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Notizie
Novembre Dicembre 2000- Anno 2 #6


ORA SI FA SUL SERIO...
Dopo l'indispensabile periodo di rodaggio, "Fisarmoniæ", forte anche dell'affetto e del consenso ottenuti in questi primi mesi di vita, riparte nel nuovo millennio con grandi progetti che ci impegneremo a non far restare nel cassetto. Anzitutto, siamo veramente felici di annunciare che finalmente siamo in grado di arrivare direttamente nelle case dei nostri lettori con la spedizione tramite servizio postale. Una possibilità che farà sicuramente la gioia di tutti gli amici che ci hanno sollecitato, dall'Italia e dall'estero, in questa direzione. Tale soluzione, infatti, darà la possibilità di ricevere il nostro giornale puntualmente e di non perdere nessuno dei sei numeri che daremo alle stampe ogni anno.

Non nascondiamo, però, il nostro desiderio e la volontà di ingrandirci, aumentando il numero delle pagine, delle uscite oltre che introducendo il colore. Una speranza che confidiamo possa realizzarsi con il sostegno dei lettori e degli sponsors. Ad essi vogliamo comunque rivolgere parole di sentito ringraziamento per avere creduto nel nostro progetto di realizzare il primo giornale di fisarmonica stampato a Castelfidardo che, dello strumento ad ancia è la capitale mondiale. Grazie all'impegno di tutti, in particolar modo dell'editore Brillarelli, del redattore Paolo Picchio e dei qualificatissimi collaboratori, in questi mesi abbiamo potuto approfondire alcuni dei tanti temi che riguardano il nostro amato strumento. Naturalmente (per stare al passo coi tempi) siamo presenti su Internet all'interno dei più grande sito mondiale dedicato alla fisarmonica (www.accordions.com). Ci trovate in rete, aprendo questo sito, con un link sulla prima pagina in lingua italiana oppure digitando www.accordions.com\fisarmoniae. Ricordate il nostro motto (esposto nell'articolo di Eugenia Marini apparso sul numero 0): per uno strumento al di là dei generi (classico e altro …).

Loretta Bompezzo
 

FOTO DI FISARMONIAE '99 BARAGIANO
Nello scorso numero del nostro giornale, Vincenzo Izzi nel suo articolo "il viaggio continua" ci aveva parlato della splendida edizione delle giornate internazionali di studio sulla fisarmonica, di quel "viaggio nello spazio sonoro contemporaneo" che si è svolto lo scorso settembre. Per motivi di spazio non eravamo riusciti ad inserire le foto che ora troverete sparse tra le nostre pagine...


LA COMPOSIZIONE DEL LIED
Notizie sul programma ministeriale (seconda parte)

Come ricorderete, nella prima edizione di questa rivista "Fisarmoniae" vi ho illustrato la forma compositiva piu' breve del "Lied" che erano di 8+8+8 misure. Cercherò, ora, di illustrare la forma un po' più lunga, e un po' più impegnativa, di 16+16+16 misure. L'allievo potrà scegliere, in seduta d'esame, uno dei due modelli: naturalmente un compito più lungo, e quindi piu' complesso, ne sarà tenuto conto dalla commissione. Il tema dato (che generalmente è piu' di uno, sia a note singole che a bassi standard) è sempre costituito da due semifrasi: la prima antecedente denominata "A" e la seconda conseguente denominata "B" . Le prime 16 misure sono dette "esposizione", le seconde 16 "sviluppo" e le ultime 16 (+ 4 misure di coda a piacere) "ripresa".

Teniamo sempre in considerazione che: Il segno |___________| sta per misura, il segno:
|--------A o B-------| sta per frase antecedente e/o conseguente e dom sta per dominante. La scelta delle tonalità su cui modulare nelle frasi antecedenti è dovuta dal fatto che le stesse sono accordi di predominante delle tonalità su cui concludere nelle frasi conseguenti. Le predominanti sono sempre il 2° il 4° e il 6° grado della tonalità di arrivo. Diamo per sottointeso che siamo sempre nella tonalità di Do Magg.


Dunque, queste prime 16 misure sono dette "esposizione". Ora lo "sviluppo" consiste nel prendere una idea melodica e ritmica dall' esposizione utilizzando, per esempio, la linea melodica dell'ultima frase conseguente B, denominandola C e la si può considerare una frase antecedente per lo sviluppo; basterà a quel punto creare un'altra frase conseguente D, completamente a piacere, per avere così un altro tema di 4 misure. A quel punto si ripeterà lo stesso procedimenti compositivo dell'esposizione. Naturalmente la frase antecedente C, può anche essere preso da qualsiasi frase dell'esposizione, e non necessariamente dall' ultima frase conseguente B. Una volta creata la melodia su cui lavorare nello sviluppo, bisognerà cercare una cellula ritmica nell' esposizione, per poterla utilizzare. E' anche consentito cambiare tempo (es. si può passare da un tempo semplice ad un tempo composto e viceversa, oppure da un tempo 2/4 a 4/4 etc.). Si potrebbe anche comporre, perché no, un' esposizione a bassi standard e uno sviluppo a bassi sciolti e viceversa. Questo cambio di ritmo nello sviluppo serve per non avere un "Lied" troppo monotono e troppo noioso e troppo ripetitivo. In sostanza non c'è nessuna differenza strutturale tra l'esposizione e lo sviluppo; cambia solo la linea melodica, il ritmo e la tonalità ma, naturalmente e possibilmente, in modo sempre coerente. La tonalità dello sviluppo dovrà vertere, o verso i toni vicini, o verso la transizione. Se pur più interessante e più ricca quest'ultima, consiglio i toni vicini per non addentrarsi in modulazioni assai lontane dal quale si potrebbero intercorrere a problemi di carattere armonico; consideriamo sempre le poche ore a disposizione per la prova. Dunque, una volta preparata la melodia, la tonalità e il ritmo (o il tempo), lo sviluppo (identica alla forma strutturale dell'esposizione) sarà così:

Ho scelto come tonalità vicina quella di Fa Magg. Ora, a questo punto c'è la "ripresa", e in pratica si potrebbe ricopiare interamente l'esposizione. Certamente se in esso si può modificare qualcosa ovvero, aggiungere delle appoggiature o cambiare degli intervalli melodici, non fa altro che arricchire il "Lied" stesso, facendolo così diventare più interessante. E' possibile, anche, inserire una piccola coda subito dopo l'ultima misura: anzicchè concludere nella tonalità d'impianto ( nel nostro caso in Do Maggiore), si può concludere al 6° grado ( cadenza d'inganno), e ripetere così, nuovamente e in modo anche identico, le penultime 4 misure, ma stavolta concludendo in Do Maggiore. Per quanto possano essere chiari ed elementari questi grafici e queste spiegazioni, credo sia d'obbligo, prima di avviare uno studio compositivo sul "Lied", avere una discreta conoscenza dell'armonia tradizionale.

Massimiliano Pitocco

 

MACK THE KNIFE": APPROCCIO ALL'IMPROVVISAZIONE
Con il presente scritto si cercherà di mostrare l'iter da compiere per ottenere un'esecuzione jazzistica professionale.

LA SCELTA
Credo sia importante scegliere soltanto motivi dai quali si è maggiormente attratti o quelli che maggiormente si prestano alle nostre caratteristiche. Ad esempio, se il nostro modo di suonare è irruente sceglieremo brani molto ritmici e pieni di virtuosismo, se al contrario il nostro animo è melodico, la scelta cadrà in situazioni che esprimono la nostra liricità (naturalmente, durante l'arco di un intero concerto, questa regola va rispettata in parte). È altresì rilevante, tenere in mente il pubblico che ci ascolterà per l'indiretta partecipazione alle nostre improvvisazioni, infatti, è la platea a procurarci gli stati d'animo giusti per una buona performance. Ci soffermeremo su "Mack the Knife"(1) perché è molto semplice armonicamente e didatticamente perfetto per iniziare il discorso sull'improvvisazione.

IL BRANO
Musica di scena dell'Opera da tre soldi (1928) di B. Brecht (1898-1956), il brano è stato composto dal compositore tedesco Kurt Weill (1909-43); si presenta con una melodia scarna dove la cellula melodica base è composta di sole tre note di cui l'ultima è ripetuta due volte. La cellula, a sua volta, continua il medesimo andamento ritmico in più ripetizioni adattate all'armonia. Pur modificando nella parte centrale le progressioni ascendenti e discendenti delle note, la proposizione rimane comunque di tre note: in sostanza: una melodia da tre soldi. La struttura generale rispetta lo schema AB (due frasi di otto battute ciascuna) ripetuto due volte.
La semplice armonia è costruita usando esclusivamente accordi diatonici; l'unica trasgressione alle progressioni armoniche di quinte discendenti è rappresentata dal secondo accordo, costruito diatonicamente sulla sopratonica. È proprio la semplicità a determinarne l'efficacia e la piacevolezza; sarà il jazzman ad estendere gli accordi e ad applicare modulazioni personalizzate atte a rendere il brano più consono al genere (o al proprio stile). Memorabili sono le esecuzioni di Louis Armstrong (trombettista, cantante, compositore: 1900-1971) che valorizzano la semplice melodia con uno stile lirico e straordinariamente creativo.

APPLICAZIONE DI VOICINGS E SCALE
La struttura armonica - in DO maggiore - è la seguente:
A - Do | Do | Rem | Rem | Sol7 | Sol7 | Do | Do
B - Lam | Lam | Rem | Rem | Sol7 | Sol7 | Do | Sol7 ||
In effetti, nella frase -B-, rispetto alla frase -A-, è stato sostituito soltanto il primo accordo (Lam al posto di Do maggiore, che poi si equivalgono nell'armatura di base), mentre, nell'ultima battuta, il Sol7 serve a creare la tensione necessaria alla nuova ripresa del tema. Per semplicità, non riarmonizzerò il brano - fatto sempre attuato dai musicisti di jazz - limitandomi alla semplice estensione degli accordi:
- i maggiori diventano di settima maggiore-nona (maj7/9),
- i minori di minore-nona (m9),
- i settima dominante diventano di tredicesima.

Nello schema seguente elenco gli accordi citati, suggerendo le posizioni per la mano sinistra con bassi sciolti, quelle per bassi standard (sempre imperfette ma funzionanti) e le scale modali da usare nella mano destra per l'improvvisazione. Applicando le scale jazzistiche di base(2), troviamo in prevalenza le note della tonalità di Do maggiore, tranne nella scala dorica di Lam9 che contiene il Fa#.


LO STUDIO
Come prima cosa bisogna memorizzare lo scorrere degli accordi; può essere d'aiuto una base musicale (che potete richiedere gratuitamente tramite email direttamente all'autore: renrug@tiscalinet.it) ottenuta usando strumenti con auto-accompagnamento (tastiere, fisarmoniche elettroniche, ecc.) o un semplice registratore. In seguito, sviluppare tutti i rivolti, sia nella mano sinistra (per i bassi sciolti), sia nella destra; stesso procedimento per le scale che vanno possibilmente scritte e molto praticate. Il tutto è bene memorizzarlo. Utile per i principianti è il semplice scorrimento di frammenti della scala, lungo tutta la sua estensione; questo dà una visione ampia della tastiera e delle sonorità prodotte.

OTTIMIZZAZIONE
A questo punto potrebbe essere utile individuare gli elementi comuni e le sezioni che si ritengono importanti per lo sviluppo dell'intero chorus (giro di assolo). La mia precedenza va all'analisi dei centri tonali; notiamo in particolare due identiche cadenze maggiori complete (nel senso jazzistico del termine),
ossia: II-V-I: REm | SOL7 | DO,
ed una semi-cadenza V-I: SOL7 | DO.
Mentre la seconda ha uno svolgimento rapido - una sola battuta che prepara il rientro del primo accordo -, la prima ne usa due per ogni accordo, permettendo una maggiore possibilità d'intervento.

Il nostro brano è volutamente semplice, quindi, nelle cadenze in esame useremo sempre le note della scala di DO Maggiore, visto che: RE dorica, SOL misolidia e DO ionica, contengono esclusivamente note naturali. Non si dimentichi di dare risalto alle note cordali (degli accordi e delle loro tensioni) e di avere una visione ampia dell'intero brano. La cosa è ancora più importante con melodie a più centri tonali. Nessun professionista userà una sola scala nella propria esecuzione, ma più sonorità, unite a vari espedienti. In genere, gli interventi maggiori avvengono sugli accordi dominanti; ad esempio è usata occasionalmente la scala Diminuita semitono/tono sul SOL7 (cambiando anche la posizione degli accordi a sinistra) o brevi scale ad un semitono sopra (o sotto) per produrre una sensazione out (fuori). Questi effetti funzionano a patto di saper rientrare in note fondamentali dell'accordo. La musica jazz, e non solo, sarebbe inevitabilmente noiosa in assenza di dissonanze.

SVILUPPO DELL'ASSOLO
È importante conoscere la lunghezza dell'atto estemporaneo che si sta per compiere; solo così possiamo dosare idee ed emozioni. Immaginate di invertire le portate di una cena: prima il dolce e poi l'arrosto, appena dopo il primo piatto e di seguito l'antipasto, e ancora, pensate semplicemente ad un banchetto composto sempre dallo stesso piatto… sarebbe, in entrambe le situazioni, cosa sgradita. L'essere umano tende all'assuefazione di tutto quello che vive e la musica (di qualsivoglia genere) deve sottostare a questa semplice ed arcana regola.
Ecco una lista, non esaustiva, di elementi da tenere in mente durante gli assoli, tratta dal testo: "Improvvisazione Jazz" di Jerry Coker (3):
- lunghezza del brano
- forma generale
- tonalità e modulazioni
- singoli accordi e relativi rapporti
- scale relative agli accordi
- qualità emotiva, "mood" del brano.

IMPROVVISARE
La prima fase dell'assolo è sicuramente la più importante. Si riconoscono immediatamente gli occasionali, dai professionisti; i primi tenderanno a fare tutto ciò che sanno, ripetendosi continuamente, i secondi cercheranno, al contrario, di dosarsi e di attingere con creatività dal proprio stile. Durante l'analisi di jazzisti famosi è emerso che gli assoli cominciano di solito con l'alterazione degli incisi tematici; questi ultimi, a loro volta, sono nuovamente modificati, generando ennesime nuove idee. Si trovano riscontri anche nel suonare dei batteristi jazz. Buster Bailey (clarinettista dell'epoca New Orleans) racconta: "A quel tempo non avrei saputo dire cosa s'intendesse per improvvisazione. Ma abbellimento era un'espressione che io capivo. Ed era precisamente quello che facevano a New Orleans: abbellivano" (4) ; e ancora, T. Monk sosteneva che la migliore esecuzione di un brano era proprio la prima perché la più vera. Le verità sono tante e nessuna migliore di altre, per questo consiglio al giovane principiante, e a me stesso prima di ogni assolo, quanto segue: la musica è un linguaggio che, come il parlare, ha bisogno di frasi separate, ma connesse... frase / pausa / frase / ecc. È vero, inoltre, che ogni regola viene ignorata dai grandi innovatori, ma il superamento dei confini imposti avviene soltanto dopo la loro perfetta conoscenza.

SOSTITUZIONI ARMONICHE E DI STILE
Nonostante il procedimento usato in questi articoli è alquanto scolastico, e questo per motivi facilmente comprensibili, si procederà ora ad introdurre degli elementi che permettono una sonorità più avanzata o personalizzata. Per quanto riguarda lo stile personale, provo ad individuare in ogni studente le tendenze (il professionista conosce le proprie carte e le gioca al momento opportuno) e cerco di portarle in luce incoraggiandolo nella continua ricerca della diversificazione: cosa indispensabile nella musica improvvisata. Se, ad esempio, un ragazzo ha un forte senso dello swing, egli tenderà continuamente a compiere le sue esecuzioni in maniera molto ritmata, generando però saturazione; invito, così, il ragazzo a prendere coscienza della propria individualità, ad approfondire le sue peculiari caratteristiche e, soprattutto, a non abusarne. Un sistema usato, invece, per ampliare la sonorità di un brano è la sostituzione delle scale naturali (nel senso jazzistico s'intende). L'idea che ispira una sostituzione è quella di usare una scala vicina (con gradi comuni) a quella di base, con sonorità più dissonante, o il dare importanza a gradi diversi della stessa scala.

Elenco una serie di possibili sostituzioni invitandovi alla loro prova:
Cmaj suonare la scala di Am nat./arm./mel
Cmaj suonare la scala di E min. naturale
Cmaj suonare la scala di G maggiore
Cmaj suonare la scala di B locria
Am suonare la scala di C maggiore
Am suonare la scala di E min. nat./arm.
Am suonare la scala di F# locria
Am suonare la scala di G maggiore
G7 suonare la scala di B locria #2
G7 suonare la scala di D dorica
G7 suonare la scala di Ab diminuita
G7 suonare la scala diDb lidia dominate

CONSIGLI FINALI
Usate con cautela il settimo ed il quarto grado (sensibile e controsensibile) di ogni scala che, per via della loro vicinanza a gradi importanti, creano forti tensioni da sfruttare solo in momenti veramente utili; ma anche, cercate, dopo ogni dissonanza, di rientrare in tonalità (sulle note cordali) per dare maggiore effetto a quanto avvenuto: ascoltatevi e l'orecchio deciderà per voi. Non trascurate, inoltre, i fattori: esecuzione, interpretazione, fraseggio, espressione e quant'altro può aumentare il livello delle vostre performance. Essendo il brano molto semplice, è pratica comune ai jazzisti alzare la tonalità di un semitono dopo pochi chorus (giri di assoli); quindi consiglio di provare il tutto in diverse tonalità.

CONCLUSIONI
Durante una tournée con il grande jazzista Frank Marocco, ebbi modo di chiedergli consigli; egli, in particolare, mi invitò a non modificare la prima esposizione della melodia. Naturalmente feci tesoro di quanto dettomi applicandolo nei successivi concerti a base di standard; l'effetto fu: maggiore attenzione del pubblico, maggiore coscienza melodica generale durante gli assoli e, soprattutto, una mia maggiore emozione nel suonare composizioni di grandi artisti. Come si può notare, la scuola e lo studio sono elementi indispensabili per qualsiasi tipo di musica, ma l'esperienza, la pratica quotidiana e la professionalità, rappresentano quel qualcosa di inevitabile che ogni nostra esecuzione dovrebbe avere.


Renzo Ruggieri

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(1) Titolo originale: Die Moritat von Mackie Messer, di Weill - Brecht, Universal edition AG Wien 1928, editore italiano G. Ricordi & C. Milano.
(2) Renzo Ruggieri, La fisarmonica elettronica nel Jazz, articolo tratto dalla rivista: "Strumenti e Musica", Bèrben, Ancona, Maggio 1996.
(3) Franco Muzio & C., tr. it. Studio in/out, Padova 1982, pag.16.
(4) Arrigo Polillo, Jazz, Mondadori, Milano 1983(II), pag. 71;

 
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